
Don Antonio Brandi, un uomo al servizio della Chiesa
di Don Antonio Bartalucci
I cenni biografici qui raccolti hanno come riferimento le note autobiografiche stese dallo stesso Don Antonio Brandi lungo tutto il corso della sua vita, raccolte in un fascicolo dal titolo Riflessioni notturne al risveglio del mattino. Note personali di cronaca, storia e… non solo.
Entrò in Seminario a Montalcino nel pomeriggio del 19 Ottobre del 1939, giorno in cui si stava svolgendo il funerale di Albina Chelucci, madre dell’allora Vescovo di Montalcino. Dopo cinque anni di Seminario e gli esami del Ginnasio a Montalcino presso la scuola pubblica, passò al Seminario di Siena: tre anni di Liceo senza affrontare gli esami di stato, quindi il primo anno di Teologia.
Richiamato a Montalcino a fare da “prefetto” ai seminaristi delle Medie e del Ginnasio, frequentò i successivi tre anni del Corso Teologico a Montalcino sotto la guida del Vescovo stesso per la Morale, di Mons. Crociani per il Diritto e la Patristica, di Mons. Franci per la Dogmatica e la Mistica e di Mons. Falciani per la Liturgia, mentre la Storia della Chiesa era rimessa all’impegno personale.
Fu ordinato sacerdote il 10 Marzo 1951 a Cinigiano da Mons. Chelucci, il quale aveva l’abitudine di celebrare le ordinazioni nella parrocchia d’origine del candidato perché riteneva che tale usanza servisse di forte stimolo per altre vocazioni. Celebrò la prima Messa solenne a Cinigiano l’11 Marzo, mentre il 18 marzo celebrò per la prima volta a Porrona, parrocchia di nascita; era il giorno dell’allora solennità di San Giuseppe, festa particolarmente cara anche ai montalcinesi.
Terminate le scuole e chiuso il Seminario, fu inviato a Seggiano per oltre un mese a sostituire don Clodio, assente per ferie e per un periodo di predicazione in Calabria (mi sembra di ricordare); poi trascorse in famiglia un po’ di giorni di vacanza, in attesa di una decisione per la ripresa delle attività. A fine settembre Mons. Pistolesi, che occupava il ruolo di vicario, lo informò che il vescovo, aderendo ad una richiesta di Don Clodio, lo destinava come cappellano a Seggiano. Il giorno dopo veniva interpellato telefonicamente dal Vescovo, che gli comunicava che tutto era cambiato: niente più cappellano a Seggiano, ma insegnante in Seminario, dato che Mons. Bartolini lasciava Montalcino per passare in altra Diocesi. Iniziò così la sua seconda visita in Seminario prima come insegnante, poi anche come vicerettore, infine come rettore, quando don Osteno divenne parroco a Monticello Amiata.
Nel frattempo gestiva anche la Chiesa di S. Agostino, accompagnava i defunti al cimitero come cappellano della Misericordia (essendo Mons. Alipio Paccagnini, allora cappellano, già in là con gli anni), pensava all’officiatura nella cappella del cimitero nei giorni festivi secondo le richieste dei fedeli – allora abbastanza frequenti –, e svolgeva in cattedrale l’incarico di cappellano cantore e di organista.
Dopo la sua ordinazione era stato nominato parroco di Argiano, ma non si recò mai in detta parrocchia. Era solo un “presta nome”: riscuoteva la congrua e la trasferiva integra nelle mani del Vescovo, in modo che se ne servisse a suo piacimento. Era una situazione anomala, ma solo i parroci e canonici titolari di un beneficio godevano della congrua, mentre tutti gli altri sacerdoti erano a carico della diocesi. Le uniche sue entrate per i primi due anni consistettero nell’offerta delle Messe, allora 100 lire, e nella piccola ricompensa a fine anno come cappellano della misericordia; una somma per ogni funerale, un compenso bassissimo; e, se non vado errato, 30 lire all’anno come cantore e organista, la ricompensa per la partecipazione agli Uffizi, allora frequenti. Lo ospitava e gli dava da mangiare il seminario. La ricompensa per l’insegnamento non raggiungeva le 150 lire l’anno, e in genere veniva lasciata come offerta per il seminario.
Nel gennaio 1953 diventò titolare del canonicato di San Domizio ed allora poté godere anch’egli di quel tanto che lo Stato passava. Così fino all’anno 1967, quando all’inizio di ottobre il vescovo di Pienza Baldini chiuse il seminario di Montalcino e trasferì tutti gli alunni al seminario di Pienza, a causa dello scarso numero di studenti iscritti ai due istituti. Da allora anche il gruppo di sacerdoti residenti in seminario cominciò a sfaldarsi.
Il seminario venne affittato al Comune, che vi trasferì la scuola materna e poi la scuola elementare, essendo la scuola comunale in ristrutturazione. Nell’anno 1970 la scuola materna riaprì, ma senza le suore: al loro posto maestre d’asilo. Così anche la comunità delle suore che alloggiava in un’ala del seminario fu chiusa, e i sacerdoti rimasti – Mons. Falciani, Mons. Crociani e Don Brandi – dovettero arrangiarsi: Mons. Crociani provvedeva alla spesa e Don Brandi… alla cucina.
Il 2 gennaio 1970 muore improvvisamente Mons. Baldini e il 9 giugno dello stesso anno muore anche Mons. Chelucci a San Pietro in Palazzi presso Livorno. Come cappellano della Misericordia toccò a Don Brandi prelevare la salma di Mons. Chelucci e accompagnarla a Montalcino nella chiesa di Sant’Agostino, dove furono celebrate le esequie solenni prima della sua sepoltura in cattedrale nella tomba che si era precedentemente approntato. Viene allora nominato Mons. Castellano, già arcivescovo di Siena, come amministratore apostolico di Montalcino.
Il 29 settembre 1971 don Roberto Pialli, dopo appena un anno, lasciò la Parrocchia di Cinigiano; Mons. Pistolesi telefonò a Don Brandi per dirgli di assumersi immediatamente l’incarico della parrocchia di Cinigiano già a partire dal giorno successivo, per le necessità pastorali e per la scuola di religione, in attesa che vi venisse provveduto in maniera definitiva. Gli venne fatta la proposta di accollarsi definitivamente la Parrocchia di Cinigiano, ma memore della massima “nemo propheta in patria” preferì che si provvedesse diversamente. La scelta cadde su Mons. Bianchi, il quale accettò, e Don Brandi consentì a prendere in carico la parrocchia di Sant’Angelo in Colle. Si trasferì dunque a Sant’Angelo in Colle, pur continuando a servire a Montalcino nella chiesa di Sant’Agostino e come cappellano della Misericordia.
Non ci furono in seguito grossi avvenimenti da ricordare, se non l’incidente stradale del 18 settembre del 1974, che gli procurò non poche sofferenze, lasciandogli menomazioni nella deambulazione e nella mobillità del braccio sinistro.
Celebrò in forma del tutto privata il 25º anniversario di sacerdozio il 10 marzo del 1976, da solo con il sacrestano e una signora alla chiesa della Madonna del Soccorso: il tutto si concluse con un’agape fraterna preparata da Francesco e da Maria, presenti l’Arcivescovo, Mons. Staccioli e tutti i sacerdoti di Montalcino.
Il 18 giugno del 1977 ci fu l’ordinazione del nipote Don Antonio, destinato a Campiglia d’Orcia.
Nel 1983 Don Giuseppe venne trasferito a Monticello da Montenero e la parrocchia di Argiano venne affidata a Sant’Angelo in Colle. Dopo la revisione del Concordato venne data sistemazione alle parrocchie, con la definitiva assegnazione della parrocchia di Sant’Angelo Scalo-Argiano a S. Angelo in Colle. Nominato parroco di Monticello, accettò di fare il servizio mettendo come condizione una decorosa sistemazione di Sant’Angelo. La situazione cambiò ancora, e dopo tredici mesi di servizio a Monticello senza che si fosse raggiunta una soluzione definitiva tornò a fare servizio a tempo pieno a Sant’Angelo in Colle, parrocchia mai abbandonata.
Nel 2002 dovette sottoporsi ad un intervento chirurgico all’ernia e all’intestino presso l’ospedale di Castel del Piano, ma dopo un periodo di convalescenza tutto si risolse per il meglio.
Al compimento del settantacinquesimo anno presentò le dimissioni senza ottenere nessun cenno di risposta dai suoi superiori, e nel frattempo anche Camigliano viene annesso a Sant’Angelo in Colle, non senza qualche difficoltà. Scrive nel 2005: “personalmente ormai non guido più perché anche i minicar che ho guidato senza patente sono prescritti e la vista mi impedisce di riprendere la patente. Continuo il mio servizio a Sant’Angelo in Colle e Scalo e mi sposto con il servizio pubblico quando è possibile oppure devo trovare uno che mi accompagni ma non è sempre facile e poi non voglio creare difficoltà a nessuno. A Sant’Angelo Scalo ho trasferito la Messa festiva al sabato sera: tengo il catechismo prima della messa e dopo celebrato aspetto che qualcuno venga a prendermi così la domenica rimango comodamente a Sant’Angelo in Colle. In Curia a Montalcino vado e torno con il servizio pubblico solo il venerdì e per me è quasi tempo perso ma insistono a continuare l’apertura dell’ufficio. Vedremo il prossimo anno.”
Trascorsa la metà di agosto del 2007 prese la decisione di lasciare la parrocchia di Sant’ Angelo il 31 dicembre dello stesso anno e di ritirarsi in una casa di riposo, possibilmente ad Arcidosso, presso le suore.
Nel racconto autografo della sua vita sono poi presenti pagine dolorose sulla situazione ecclesiastica, sul numero dei preti e delle vocazioni, e su tutti i fatti e misfatti della nostra Chiesa.
L’ultimo capitolo è dedicato alla sua salute e nella data di sabato 28 luglio 2007 sono ricordati il malessere e suo primo ricovero. Venne portato d’urgenza a Castel del Piano. Comincia il calvario: Tac, colonscopia, convocazione del chirurgo davanti alla Commissione oncologica. Sentenza: operazione appena possibile. L’intervento avvenne il 28 settembre 2007 a Grosseto. Credo che tutto il resto debba rimanere nell’intimità, nella discrezione e nella riservatezza che era dimensione della sua personalità. Dopo lunghe sofferenze, il 24 di gennaio del 2009 morì ad Arcidosso in casa di riposo. I funerali si svolsero due giorni dopo nella chiesa di Cinigiano e nel Cimitero del suo paese natio adesso riposa.
Amen.
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